venerdì 14 settembre 2012


“… chi fuor li maggior tui? …”
                                                                                                                    (Dante- Inferno X°,42)




                                         Da parte paterna (Cappello)







E’ un bellissimo gruppo di famiglia. Vediamo chi sono:
In piedi: da sinistra: zio Peppino Distefano (marito di zia Cristina); zio Giorgio Cappello (nato il 14/4/1910); zio Emanuele Cappello (nato il 7/8/1911); Giovanni Cappello (mio padre nato il 12/11/1913); zio Vincenzo Cappello (nato il 9/8/1917);
Seduti, da sinistra: zia Cristina Cappello (nata il 28/10/1907); Giovanni Cappello (mio nonno, nato l’ 8/10/1879); Antonina Figliuoli (mia nonna, nata il 19/9/1985); zia  Adelina Gurrieri (moglie di Rosario nata il 3/11/1906); seduto sulle gambe il figlio Franzo Cappello; zio Rosario Cappello (nato 2/7/1902);
Seduti per terra, da sinistra: Giovanni Cappello (figlio di Adelina e Rosario, nato l’ 11/2/1927); Giovanna Distefano (figlia di Cristina, nata il   ); zio Salvatore Cappello (nato il 6/6/1922).




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Da parte materna (Spatuzza)



Per questo ramo non esiste, purtroppo, una foto di gruppo familiare.

 















                                             
Giovanni Spatuzza (mio nonno)                             Salvatrice Mirabella (mia nonna) 
nato il 23/1/1882                                                    nata il 28/12/1891
                                                                      




Ed ecco i loro figli:
























                                                                                                                                        
 Concetto Spatuzza                                                     Grazia Spatuzza                        
 Nato il                                                                        Nata il 5/2/1916                                                                                                                                

 

















Maria Spatuzza (mia madre)                                Michela Spatuzza       
Nata il 19/10/1917                                               Nata l’ 11/11/1921

giovedì 19 luglio 2012

NOTE  STONATE (?).



L’ ORGANETTO.
Ricordo, sul far della sera,
le note di quella canzone
fra nebbie vaganti. Leggera
saliva al verone

            la voce che, senza armonia,
composta di note stonate
nasceva là, in fondo alla via.
Di cose passate

            sentivo un profumo diffuso,
un’eco di gioia e tristezza,
vivevo in un mondo soffuso
di pace, d’ebbrezza.

            E mentre ascoltavo, pian piano,
cessaron le note morenti,
svanendo in un mondo lontano
di cose dormienti.

                           (Alfredo Ferraro)








                                        


C’era una volta …

Tutte le favole cominciano così.

Ma questa non è una favola. Questa è storia vera, di vite vissute, del rumore dei passi dei nostri genitori e dei nostri familiari. Di carezze, di voci care, ormai flebili, che ancora, con sempre maggiore difficoltà, tenti di ricordare. Sono le “ombre” di tutti coloro che ci hanno preceduto, che mi hanno preceduto, la cui esistenza mi consente, oggi, di calcare ancora questa terra.

Il loro ricordo diventa via via sempre meno distinto: l’età e il trascorrere del tempo tentano impietosamente di cancellarli. Bisogna allora fermarli sulla carta, i ricordi, prima che sia troppo tardi.


*****
(Tratto da “Carrube e Cavalieri” di Raffaele Poidomani)
“… La nonna è davanti la porta della vigna, sotto l’arco coperto di edera; il suo grembiule si allarga sul ventre ampio e sereno, le sue labbra carnose sorridono alla mia gioia; un filo di sole, l’ultimo, tenta di scavalcare il muro, ma non ce la fa più, è evidente: ormai non ci sarà fino a domani per tutti il territorio del Mauto.
-         Non mangiarlo, ora; dopo la cena, se no perdi l’appetito.
Dov’è questa voce che non riesco a plasmare? Dove sono tutti coloro che tanto mi sono stati vicino, che han fatto parte di me stesso, nel modo più assoluto, con i quali ho diviso la prima parte della mia vita, dove sono?
E’ possibile ch’essi siano scomparsi per sempre, senza lasciar traccia alcuna, che non esistono più, veramente non sono come mai fossero stati? …”

Forse quell’orologio asmatico (tic-toc, tic-toc) che si caricava a molla (tic-toc, tic-toc), e che dimorava panciuto e compiaciuto sul “comò” della stanza da letto dei miei genitori,  forse già segnava le dieci di sera, quando mio padre mi disse: “accompagnala tu la nonna a casa”.

Orgoglioso come sempre per tanto importante incarico (non era la prima volta) mi preparai all’incombenza nel mentre la nonna Nina, la madre di mio padre, indossava il suo scialle nero.

Potevo avere dieci anni? Se è così, la nonna andava per i 68 anni. Dio mio! Era meno vecchia di quanto lo sono oggi io!

La strada che portava al numero 1 della Via Giardini era breve. Si camminava assieme, certe volte con la mano nella mano “ … a passi tardi e lenti …”. Poi, la chiave che entrava nella toppa della porta ed il rumore di ferro contro ferro. La porta si apriva. Entravamo. La nonna per prima ché accendeva una flebile lampadina elettrica. Salivamo i gradini della scala che conduceva al primo piano.

Era quella la casa che l’aveva vista sposa con mio nonno Giovanni. Era la casa dove i suoi figli erano nati e cresciuti ed alcuni anche morti. Era la casa dove aveva vegliato suo marito sul letto di morte. Era la casa che frequentemente veniva invasa da tanti vocianti nipoti, e fra essi anch’io. Era la casa che abitava da sola, ma tanto piena di ricordi. 

Figliuoli Antonina – questo era il suo nome --. Ma per tutti era “a nanna Nina”. Nacque a Ragusa il 19 settembre dell’anno 1885. 




Aveva appena sedici anni quando sposò mio nonno Giovanni. Era il 17/8/1901.

Mise alla luce un rosario di figli: Ignazio, Rosario, Giorgio, Emanuele, Cristina, Giovanni, Vincenzo, Salvatore e qualcun altro, gemelli compresi, che l’Onnipotente chiamò subito a Sé immediatamente dopo la loro nascita, i cui nomi si sono smarriti nell’oblio del tempo.

Era una donna oltremodo bella,  dai capelli riccioluti e voce da soprano: dote che trasmise alla nipote Nina, figlia di Giorgio, che, senza fortuna,  studiò lirica.

Certamente non nuotava nell’oro, ma si faceva bastare la piccola pensione di reversibilità che “Don Giuvanni u funtanieri” (suo marito e mio nonno) aveva maturato lavorando alle dipendenze del Comune di Ragusa.

Il suo cuore era grande quanto una casa: riusciva sempre a ritagliare dalla pensione qualcosa da dare, con estrema discrezione, alla famiglia di quei suoi figli che, per avventura o disavventura, non riuscivano a far quadrare i conti: “… tieni, Mariula -- diceva a mia madre porgendole qualche spicciolo -- comprici   i causetti (i calzini) e picciridi …”.

sabato 19 maggio 2012

prima luce

Prima luce. E' il momento in cui un nuovo telescopio guarda per la prima volta le stelle.